Tragico suo malgrado

di Anton Cechov

regia Giampiero Cubeddu

con Antonio Luvinetti e Alfredo Ruscitto

 luci e fonica Marcello Cubeddu

Si tratta di una farsa dai toni grotteschi, in cui si intrecciano alcune gags propri del teatro del “vaudeville” che derivano da tic, manie e ossessioni dei protagonisti. Cechov disegna i suoi personaggi come esseri avvizziti, scontenti della loro condizione, immersi. Loro malgrado, in una esistenza inautentica. Il destino non ha consentito a questi uomini di essere se stessi, di diventare ciò che sognavano, o di imporre la loro volontà. La sua genialità consiste nel mettere in ridicolo la vanità e la stupidità degli uomini. Con accentuazioni farsesche frammiste a patetica tristezza. Scritta nel maggio 1889, si ispira al racconto “Uno dei molti” tratto a sua volta da “La vita di villeggiatura”: L’azione si svolge a Pietroburgo, nell’appartamento di uno dei protagonisti. Nello studio di Muraskin irrompe l’amico Tolkacov, carico di pacchi ed oggetti d’ogni genere. L’uomo è esausto, ha lo sguardo vacuo e spento e si lascia sprofondare nel divano e manifesta l’intenzione di suicidarsi. E’ in villeggiatura con la moglie, o meglio la consorte lo è, lui si reca ogni giorno in ufficio in città distante diversi chilometri. Ogni giorno la moglie gli richiede una serie di commissioni. Tutti ne approfittano per chiedergli favori. La comicità di questo scherzo scaturisce dal fatto che ogni personaggio segue un proprio pensiero, un proprio tornaconto che non collima mai con quello dell’altro.

foto di Michela Leo

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