Julia
di Cosimo Filigheddu
regia e adattamento Emanuele Floris
con Teresa Soro
scenografia Fabio Loi, costumi Matteo Cardia
sound design Claudio Dionisi ed Eliana Carboni
luci e fonica Marcello Cubeddu
In Julia, la (presunta) strega di Siligo, incarcerata e condannata dall’Inquisizione spagnola alla fine del XVI secolo, vive un’esistenza circolare in cui tardo medioevo e secondo millennio aderiscono per via di improvvisi cortocircuiti mnemonici, sfruttando i precari tracciati del Tempo e della Giustizia umane. Ambigua e inafferrabile figura stagliata su scenari preconsci, la Julia Carta di Filigheddu sopravvive come ‘esclusa’ dal consorzio umano, nel 1600 come nel 2000, ripercorrendo la via crucis del proprio autodafè, senza sfuggire nemmeno alle persecuzioni della modernità. Quest’ultima infatti, abbinando molestie sonore provenienti dalle strade del nuovo Castello, e la presenza di un testimone, il quale trascrive ogni confessione estorta alla donna, assedia l’eterna prigioniera della morale dell’eterno potere, costringendola a rivelarsi per quello che veramente è: una strega.
Foto Marcello Cubeddu